PARLIAMO DI SERGIO
Parlare di Sergio potrebbe sembrare facile ma in realtà non lo è.
Ho conosciuto Sergio (il Maestro Muratori) a settembre del 1956 quando ho iniziato la prima elementare.
Credo quindi di essere, tra tutti gli amici, quello che lo ha conosciuto prima.
Per me era emozionante trovarmi con tanti altri bambini a scuola ad imparare a leggere e scrivere con l’insegnamento di Sergio che era la prima volta che aveva una classe a Genova.
Sergio inizialmente metteva un certo timore perché era serio ed austero ma in realtà aveva un approccio con noi allievi coinvolgente, un modo di insegnare moderno rispetto ad altri maestri e forse per questo anche un po’ invidiato.
Noi con lui ci trovavamo bene, ci insegnava tante cose, divertendoci, insomma un po’ un secondo padre.
Finiti i cinque anni di elementari ci siamo salutati e per tanto tempo non ci siamo più incontrati.
Poi un giorno, per caso, lo incontro a Genova e devo dire che è stato particolarmente emozionante rivederlo dopo tanto tempo.
Sergio mi ha raccontato di Montenidoli e di Elisabetta che mi ha voluto presentare portandomi a casa loro.
Elisabetta mi ha colpito per il suo carattere aperto, quasi vulcanico, a differenza di Sergio che è sempre stato molto pacato ma tanto carismatico.
Poi vedendoli insieme l’entusiasmo che manifestavano raccontandomi cosa facevano con i ragazzi e gli anziani a Genova e a Montenidoli, ho capito che erano fatti l’uno per l’altra e, come si suol dire, è proprio vero che i poli opposti si attraggono.
Ci vedevamo con Sergio più o meno una volta all’anno alla festa dei vignaioli e mi faceva piacere ritrovarlo ed avere l’occasione di poter parlare con lui.
L’ultima volta che l’ho visto sono venuto a Montenidoli, era estate, e lui facendomi entrare nel suo studio ricordo che mi disse: “Claudio, questo è per te, è il mio libro che ho presentato ieri”.
Aprì la prima pagina e scrisse “A Claudio, che ho conosciuto allievo ed ha saputo trasformarsi nel tempo in un amico”. Mi emozionai e lo abbracciai forte!
Ora Sergio non è più di questo mondo ma in realtà lui è qui con noi e l’idea di Elisabetta di creare la “Fondazione Sergio il Patriarca” è emozionante perché permetterà di unire giovani ai meno giovani in modo da poter avere quello scambio di idee e conoscenze che a Sergio piaceva tanto.
Io spero che il sogno di Elisabetta possa diventare presto realtà ed in questo progetto credo che ognuno di noi che ha conosciuto Sergio possa e debba dare il suo apporto.
Claudio Barbieri
23 gennaio 2023
Mi chiamo Claudio Barbieri.
Ho iniziato le elementari all’ ”Embriaco Fieschi” di Genova e lì ho conosciuto il mio maestro.
Per me era una forte emozione andare a scuola con tanti nuovi compagni ma in realtà ho capito in breve tempo che avevo la fortuna di avere un insegnante unico.
Sergio era un maestro innovativo rispetto agli altri, ci insegnava tante cose in maniera semplice, incuriosendoci e facendoci anche divertire.
Imparavamo le tabelline facendo le sfide tra di noi e in quarta e quinta classe ci aveva insegnato a fare il giornalino che per quei tempi era una cosa avveniristica.
Finite le elementari ci siamo lasciati ma dopo anni l’ho incontrato per caso a Genova.
Lui era andato in pensione a vivere con Elisabetta a Montenidoli ed abbiamo incominciato a frequentarci.
Sergio era carismatico ed esercitava su tutti un fascino particolare.
Siamo diventati grandi amici e l’ho capito ancora di più quando lo sono andato a trovare una delle ultime volte che l’ho visto.
Ricordo che gli avevo telefonato preannunciando la mia visita.
Lui mi rispose di andare alla domenica perché il sabato era a Roma a presentare il suo libro “Il lungo giorno del picchio”.
Andai quella domenica e mi accolse nel suo studio con il suo libro in mano e mi disse: “Questo è il mio libro e te lo voglio regalare”. Si sedette alla scrivania e mi scrisse nella prima pagina una dedica: “A Claudio, che ho conosciuto come allievo e nel corso degli anni ha saputo trasformarsi in un grande amico”.
Mi emozionai e non riuscii a proferire parola perché avevo un groppo alla gola. Lo abbracciai e mi > scesero sul viso delle lacrime sincere.
Claudio Barbieri